Solitudine, ma anche proposte e soluzioni per arginarla. La Sala Tobagi di Aulla ha ospitato l’incontro di restituzione e di discussione dei risultati della ricerca-intervento ‘Incontrare il desiderio degli anziani’. “Un incontro partecipato – afferma Marco Formato, Direttore della Società della Salute – che nella mattinata ha visto la presenza di numerose persone, amministratori dei comuni della Lunigiana, operatori del terzo settore, operatori socio-sanitari appartenenti a servizi e a professioni diverse e nel pomeriggio la cittadinanza, che si è incontrata ad Aulla, Villafranca, Pontremoli e Fivizzano”. L’evento, finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara, che ne ha valorizzato gli intenti attraverso le parole del Presidente Enrico Isoppi e del Sindaco di Aulla, Roberto Valettini, si inserisce in un percorso avviato circa un anno fa in collaborazione con SPS di Roma, agenzia di ricerca che si occupa di studiare e intervenire sui problemi della convivenza nella contemporaneità. “Ci interessava – aggiunge – esplorare insieme il tema anziani al fine di migliorare la conoscenza delle questioni su cui intervenire”. “Viviamo in tempi anomici – ha affermato Viviana Fini, psicologa psicoterapeuta della UOC di Psicologia di Continuità Ospedale Territorio, che ha curato la costruzione e lo sviluppo del progetto insieme ai colleghi di Icaro. Centro per la promozione di una cultura di comunità –. Le domande che oggi arrivano ai servizi, a ben vedere, parlano di sistemi di convivenza in crisi: con questo progetto abbiamo voluto dotarci di criteri per interpretare la domanda sociale degli anziani, che parla della loro soggettività e dei loro sistemi di convivenza. Il percorso di condivisione e discussione dei risultati della ricerca è volto a costruire una comunità capace di interpretare la variabilità del contesto attuale, vedendone non solo i problemi ma anche le risorse”. La rilevazione ha messo in luce aspetti significativi: il vissuto di isolamento che vivono gli anziani e le persone non autosufficienti quando non possono più partecipare alla vita sociale, vissuto che contagia anche le famiglie e gli operatori che se ne occupano. Un processo di de-socializzazione che fa perno su un aspetto, quella che Rosa Maria Paniccia, Professoressa di Psicologia Clinica dell’Università Sapienza di Roma e attualmente Direttrice di SPS, autrice di numerose pubblicazioni, ha definito, nella sua interessante lezione magistrale, ‘perdita del potere di parola’.

La sanità, benché sia uno dei pochi contesti a mettersi in rapporto con l’anziano, è anche un contesto che ha bisogno di limitare e controllare la soggettività, per poter intervenire. ‘Paziente’, infatti, identifica chi, per risolvere una problematica organica, accetta di mettere tra parentesi la sua soggettività, il suo potere di parola, per consentire al medico di intervenire. Questa condizione è solitamente accettabile perché reversibile. Nel caso degli anziani spesso questa reversibilità non è possibile, perché in molti casi la malattia si fa cronica. Senza spazi in cui la propria parola ha un potere, si limita la nostra possibilità di contribuire a definire noi stessi e a dare senso agli eventi che ci riguardano. La ricerca mette in evidenza altre risorse: la famiglia è una di queste, soprattutto per le possibilità che offre il confronto generazionale nonni – nipoti. Al contempo anche quei contesti in cui, attraverso il gioco e la parola, diventa possibile condividere emozioni, socialità, riorganizzare riti e, attraverso ciò, appartenenze. Su questo, servizi, politica e terzo settore possono fare molto. La ricerca ha messo anche in evidenza che la cittadinanza, in modi diversi e creativi, sta inventando e costruendo contesti di relazione capaci di restituire quel potere di dare senso alla vita che sembra molto importante intercettare e valorizzare. “È stato emozionante partecipare alla presentazione dei dati di questa ricerca – dichiara Patrizia Fistesmaire, direttrice della UOC Psicologia della continuità Ospedale Territorio – nella prassi clinica, anche psicologica, c’è un’esigenza cogente di superare lo stigma dell’anziano considerato solo come portatore di patologia o decadimento. Anche nello stesso ambito psicologico talvolta c’è stata la sovrapposizione dello stato anziano con la fase del ciclo di vita e le sue caratteristiche, privandolo quindi della possibilità di parola, della possibilità di esprimere vissuti e desideri relativi all’adattamento ad una fase della vita che va oltre il ruolo sociale”. Il progetto non è finito, prosegue con un appuntamento conviviale: ad Aulla, giovedì 11 luglio, alle 21, in Piazza Cavour, il gruppo teatrale Cilè metterà in scena ‘La strana coppia’. Il gruppo teatrale Cilè è una compagnia amatoriale locale che vede tra i propri soci anziani e giovani impegnati nel complesso e affascinante compito di costruire convivenza interessante tra generazioni diverse. Con le attività di riflessione e progettazione ci si incontrerà nuovamente il 26 ottobre e il 12 dicembre.

 

Aulla, 2 luglio 2024

L’ufficio stampa SdS Lunigiana