La situazione è precipitata negli ultimi giorni e apprendere che la Regione Toscana sarebbe intenzionata a chiudere le Società della Salute lascia esterrefatti.
Innanzitutto non comprendo come il presidente Enrico Rossi possa rinnegare le SdS, visto che è stato proprio lui, quando era assessore regionale alla sanità, a volere con forza la creazione di un ente fra i più innovativi, che persegue e ha realizzato l’integrazione dei servizi sociali con i servizi sanitari sul territorio.
Infatti, con il progressivo invecchiamento della popolazione, il sociale e il sanitario sono universi che non è possibile mantenere distinti e una loro integrazione è inevitabile.
Tornare indietro significherebbe dare ragione alle cassandre di centro destra, ma anche di centro sinistra, mortificando un lavoro di anni sul territorio da parte di dirigenti e operatori qualificati e motivati.
E’ una prospettiva che non possiamo accettare dopo tutti questi anni di sperimentazione positiva, che ci ha fatto avvicinare ai problemi reali della gente, che ha ben compreso il nostro ruolo socio – assistenziale sul territorio.
La chiusura delle SdS, infatti, rappresenterebbe un dramma per le famiglie che hanno un anziano non autosufficiente o un disabile in casa.
In particolare, le recenti dichiarazioni del senatore Andrea Rigoni mi lasciano basito: come può affermare che per risparmiare si devono chiudere le Società della Salute?
I casi sono due: o le altre SdS della Toscana funzionano in modo diverso o il senatore non è informato della reale situazione della SdS Lunigiana.
Inoltre, non comprendo davvero come mai, da un po’ di tempo a questa parte, i nostri amministratori regionali siano fuori dalla realtà, avendo chiuso, in precedenza, le Comunità Montane, enti che erano al servizio dei Comuni e dei cittadini, trasformate in Unioni di Comuni montane, che sono tutto l’opposto.
Ora con le Società della Salute stessa musica.
A questo punto, non mi resta che fare fronte comune con il mio amico Egidio Pedrini, sindaco di Zeri: io affermavo che era bene andare sotto Parma, lui dice La Spezia, ma tutto va bene pur di uscire da una situazione incomprensibile e ingarbugliata come quella toscana.
Pertanto, tornando alle prospettive nefaste che si aprirebbero con la sparizione delle SdS, si vuole forse tornare ad affidare il sociale esclusivamente ai Comuni?
O lo si vuole affidare all’Asl, con tutti i danni che ha provocato nella nostra disastrata quasi ex provincia?
Voglio augurarmi che non si voglia un ritorno al passato dai risvolti catastrofici per il tessuto sociale e occupazionale della Lunigiana, ma, all’oggi, le notizie in nostro possesso sono poco rassicuranti, nonostante il fatto che il Governo Monti abbia inserito un emendamento che consente ai consorzi di enti locali come le SdS di andare avanti nel cosiddetto decreto sulla “spending review”.
Quindi, per scongiurare una prospettiva devastante come quella della chiusura delle SdS, chiedo che la Conferenza dei sindaci, che si riunisce domani alle ore 18e30 presso il centro polivalente “Icaro” di Costamala di Licciana Nardi, si faccia portavoce di un pronunciamento forte e unitario a difesa della SdS Lunigiana e del suo operato: tra l’altro, l’invito all’assemblea di domani è stato esteso al parlamentare Andrea Rigoni, ai consiglieri regionali Paolo Marini e Loris Rossetti, al presidente della Provincia di Massa Carrara, Osvaldo Angeli.
E’ del tutto evidente, infatti, che chi vuole rompere questo modello si assume una grossa responsabilità, quella di non affrontare più le fragilità che attanagliano la Lunigiana in misura sempre maggiore.
Aulla, 31 luglio 2012
Il Presidente della SdS Lunigiana
Riccardo Varese