Di tanto in tanto, accade che una cantina restituisca un film che si credeva perduto.
E' capitato, ad esempio, con il film/documentario “Tragica alba a Dongo”, che ricostruisce le ultime ore di Benito Mussolini e che sarà proiettato venerdì 6 maggio, alle ore 21, presso il centro polivalente “Icaro” di Costamala di Licciana Nardi, gestito dalla Società della Salute della Lunigiana.
La proiezione si avvarrà di un intervento di Luigi Leonardi, che parlerà dei misteri legati alla morte di Mussolini, ed è patrocinata dall'Istituto Storico della Resistenza Apuana (il cui presidente, Paolo Bissoli, introdurrà la serata), dall'associazione culturale “Tina Modotti”, dalle sezioni intercomunale di Licciana Nardi e di Villafranca/Bagnone dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.
“Tragica alba a Dongo” sarà presentato nella versione appositamente restaurata dal Museo Nazionale del Cinema, dopo che la famiglia Paternò Pelos decise di depositarvi la copia fortunosamente ritrovata, una produzione semiamatoriale, con un audio non privo di imperfezioni e immagini talvolta sfocate, buie o polverose, realizzata in soli 3 mesi a pochissimi anni di distanza dalla morte del Duce, che venne subito bloccata dalla censura e mai distribuita.
Curiosa storia, quella del film, e di grandissimo interesse: il film stesso dura solo 38 minuti, ma non ha mancato di suscitare l’attenzione di storici del cinema italiano, storici tout court e semplici spettatori interessati alle vicende che hanno segnato, in maniera drammatica, la fine della Seconda Guerra Mondiale, con un episodio di cui ancora oggi si discute.
La cattura del Duce, che una pattuglia di soldati nazisti stava scortando sotto mentite spoglie per favorirne l’espatrio in Germania, e la successiva fucilazione per mano di una brigata partigiana appostata nei paraggi di Dongo, piccolo Comune sul lago di Como, sono l’oggetto di una meticolosa ricostruzione d’impianto documentaristico.
All’origine del progetto, due ex partigiani, Emilio Maschera e Ugo Zanolla, che s’improvvisarono produttori e, con l’aiuto di due giornalisti, Vittorio Crucillà e Ettore Camesasca, costituirono nel 1949 una cooperativa con l’unico scopo di trarne un film basato su testimonianze di prima mano e sul rispetto scrupoloso dei fatti che si erano verificati a cavallo fra il 27 e il 28 aprile 1945.
Come recita una dichiarazione ufficiale degli autori, “gli interpreti di questo film/documentario sono, in gran parte, gli stessi interpreti e testimoni oculari dell’episodio storico.
Hanno collaborato il Comune di Dongo, partigiani, volontari della guerra di Liberazione, ex soldati della SS e i coniugi De Maria, i contadini presso i quali l’allora duce del fascismo trascorse le ultime ore”.
In capo a quattro mesi il film, girato sui luoghi stessi della storia, venne completato, ma non giunse mai a vedere la luce di un proiettore di una sala pubblica.
Quattro anni più tardi, come si deduce da un articolo de “Il Tempo” del giugno 1953, i censori della Direzione Generale dello Spettacolo assunsero la decisione definitiva, rinviata sino a quel momento, consistente nel negare il visto di censura alla pellicola, con la motivazione che poteva “di fatto danneggiare moralmente il Paese”.
Dalle poche cose sin qui dette, si può intuire lo straordinario interesse dell’opera, che si spinge ben al di là della dimensione pressoché amatoriale della sua realizzazione.
Una copia del film, forse in VHS, fu presentata nella retrospettiva sul neorealismo che il compianto Alberto Farassino aveva curato per l’edizione 1989 dell’allora Festival Internazionale Cinema Giovani.
Da quel momento, si erano perse le tracce del film, che riemerge ora in una versione accuratamente restaurata, destinata a colmare un buco nero nelle vicende del cinema resistenziale italiano e a offrire una nuova, preziosa testimonianza di indiscutibile interesse storico.
Aulla, 4 maggio 2016
L’ufficio stampa
SdS Lunigiana