Si allarga alla Società della Salute della Lunigiana il protocollo regionale "Montagna in Salute", programma di prevenzione del disagio sociale e del suicidio nelle aree disagiate e montane della Toscana.
Il protocollo in questione è stato presentato ieri mattina presso la sala giunta del municipio di Aulla.
All'incontro erano presenti i presidenti della SdS Lunigiana, Riccardo Varese, e dell'Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (Uncem) della Toscana, Oreste Giurlani, i quali hanno sottoscritto il protocollo; hanno presenziato anche il direttore generale dell'Asl n. 1 di Massa Carrara, Maria Teresa De Lauretis, i vertici dirigenziali della SdS Lunigiana, alcuni rappresentanti dei Comuni lunigianesi, i referenti del centro di ascolto regionale e i referenti scientifico – tecnici del progetto.
"E' con grande interesse che aderiamo a questo progetto – ha detto Varese – perchè crediamo che possa essere di grande utilità nel contrasto di quelle forme di disagio con cui, purtroppo, la società si trova ad avere a che fare".
A Varese ha fatto eco Giurlani, il quale ha sottolineato che "il progetto ha come obiettivo la creazione di una rete territoriale, in stretto contatto con un gruppo di lavoro regionale, che sia in grado di intercettare e prendersi cura dei casi di disagio sociale con particolari fattori di rischio per il gesto suicidario".
Durante l'incontro, quindi, è stato illustrato nei dettagli il contenuto del protocollo, dal quale emerge che il triste fenomeno del suicidio è in crescita nelle aree montane della Toscana e anche in Lunigiana, fenomeno strettamente connesso all'alcoolismo.
Ad entrare nei dettagli è stato il dottor Giuseppe Corlito, il quale, pur sottolineando che si tratta di piccoli numeri, ha fatto notare che l'incidenza del suicidio è in crescita in Lunigiana, avendo toccato 6,01 casi su 100mila abitanti.
Inoltre, il suicidio è molto più diffuso fra le donne rispetto agli uomini, mentre questi ultimi utilizzano metodi più cruenti per portare a compimento l'insano gesto, come il ricorrere ad armi da fuoco.
Ma che cosa è necessario fare per invertire il trend?
Occorre creare un gruppo operativo locale che sensibilizzi i medici di famiglia sul tema: "Infatti, è dimostrato che il suicida – ha spiegato Corlito – si reca dal medico di famiglia più volte nelle quattro settimane precedenti l'evento suicidario.
Di conseguenza, è di fondamentale importanza cercare di conoscere la storia clinica dei soggetti suicidi e saper che cosa hanno detto ai medici di famiglia, in modo da offrire strumenti concreti ai medici di famiglia stessi per mettere in campo un percorso terapeutico assistenziale personalizzato a beneficio di chi manifesti propositi suicidi" ha aggiunto Corlito.
Inoltre, è già attivo un numero verde regionale (800098718) a cui rivolgersi sulle tematiche del disagio sociale e del suicidio.
Vi è da sottolineare, poi, che è intervenuta anche la dottoressa De Lauretis, la quale ha sottolineato l'esigenza di formare intervistatori ed operatori in grado di sondare il fenomeno del suicidio ed ha toccato un tema di stretta attualità, ovvero quello delle liste d'attesa, sulle quali si interverrà al più presto.
Il protocollo regionale "Montagna in salute" è già operativo nelle Società della Salute dell'Amiata Grossetana, delle Colline Metallifere e del Casentino e ora vi aderisce anche la SdS Lunigiana, assieme alle SdS della Valdichiana Senese e dell'Amiata Val d'Orcia.


Aulla, 20 marzo 2014


                                                                                                                     L’ufficio stampa
                                                                                                                        SdS Lunigiana