Non è mai troppo tardi per iniziare ad adottare stili di vita corretti, ponendo fine all’abuso di alcool e fumo e riducendo l’utilizzo di sale e zucchero nell’alimentazione.
E’ questo il messaggio che arriva dalla Società della Salute della Lunigiana a seguito della diffusione degli ultimi dati dell’Osservatorio Sociale Regionale, in base ai quali la Lunigiana detiene il poco onorevole primato in Toscana in fatto di forte consumo di alcool al di fuori dei pasti quotidiani.
Infatti, in Lunigiana ci sono molti più “binge drinkers” che nel resto della Toscana, ovvero bevitori a rischio, i quali consumano, almeno una volta al mese, 6 o più unità di bevande alcooliche in un’unica soluzione.
Una situazione che fa sì che quasi il 22% della popolazione lunigianese possa essere annoverata fra i “binge drinkers”, ponendo la nostra terra ampiamente al comando in Toscana in questa categoria.
Basti pensare al distacco che separa la Lunigiana dalle altre zone toscane prese in considerazione, con quasi il 15% di distanza dall’area più virtuosa, la Bassa Val di Cecina, dove i “binge drinkers” sono poco più del 7%.
Le cose vanno meglio, ma neppure troppo, per quanto concerne il fumo.
Infatti, la Lunigiana figura al 10° posto sulle 34 zone distretto toscane per quanto concerne il fumo di sigaretta, ovvero fra chi riferisce di fumare tutti i giorni, qualche giorno o di avere smesso da meno di 6 mesi: poco più del 31% della popolazione lunigianese figura in questa categoria.
Invece, per quanto riguarda l’obesità, le note tornano ad essere maggiormente stonate, con un poco lusinghiero 6° posto in Toscana e una percentuale di poco più dell’11% di persone obese in Lunigiana; il tutto a fronte di percentuali ragguardevoli per quanto concerne l’attività fisica, che i lunigianesi praticano più di altri in Toscana, segno che chi non figura fra gli obesi in Lunigiana, forse lo deve anche al fatto che pratica una moderata attività fisica per più di 10 minuti ogni giorno.
E al problema del fumo e dell’obesità, inevitabilmente, si lega l’insorgenza di malattie cardiovascolari, che vede la Lunigiana in linea con il trend nazionale, ma la cui incidenza qui è ben superiore rispetto al resto della Toscana, dove, evidentemente, la buona abitudine di consumare pane “sciocco”, ovvero senza sale, fa la differenza.
Inoltre, è sicuramente raccomandabile limitare il consumo di bevande gassate, visto che nella bottiglia da un litro e mezzo di determinate e famose marche si può trovare l’equivalente di una dozzina di zollette di zucchero.
Da sottolineare, in conclusione, che alla base delle principali malattie croniche ci sono fattori di rischio comuni e modificabili, che causano la maggior parte dei decessi indipendentemente da età, sesso o provenienza geografica.
Tra i più comuni possiamo ricordare una dieta non salutare, la mancanza di attività fisica e il consumo di tabacco.
Sono stati identificati molti altri fattori di rischio, che, però, sono alla base di una percentuale inferiore di malattie croniche.
L’alcolismo contribuisce notevolmente al carico globale di malattia.
Infatti, secondo alcune stime, l’alcool sarebbe la causa del 3% dei decessi totali e del 4% del carico globale di malattia, di cui circa la metà deriva da incidenti intenzionali o imprevisti.
La relazione tra il consumo di alcool e le malattie croniche è piuttosto complessa.
Tra gli effetti sulla salute dell’abuso di alcool ci sono la cirrosi epatica, la pancreatite e tumori maligni del fegato, dell’apparato orale, della gola, della laringe e dell’esofago.
D’altra parte, dati recenti ottenuti da studi epidemiologici e clinici suggeriscono che un consumo
moderato di alcool può proteggere dallo sviluppo di malattie cardiovascolari, ma questo effetto benefico diventa significativo soltanto fra le persone di mezza età e negli anziani, quando è maggiore il rischio cardiovascolare.
Nei giovani, invece, prevalgono gli effetti negativi associati all’alcool, come la violenza e gli
incidenti.


Aulla, 22 ottobre 2016


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