Un disabile al cinema è una presenza scomoda, raramente preso in considerazione. Il cinema ha opposto resistenza per anni prima di aprire le porte ad argomenti scomodi e disturbanti come la disabilità e l’handicap. Poi le cose sono cambiate e il cinema ha contribuito non poco a far conoscere e diffondere questo universo unico e straordinario. Non c’è dubbio che lo strumento cinematografico possa assolvere anche un importante compito etico: il disturbo che proviamo verso qualche tipo di disabilità, può essere oggetto, nel corso di una visione cinematografica, di un’analisi e una rielaborazione, mostrandoci le modalità con le quali cerchiamo di fuggire la diversità e/o le ragioni per le quali un disabile può “inquietarci”. Tramite la sua potenza narrativa e i meccanismi dell’identificazione, il cinema ci “costringe” a entrare nei panni dell’altro e a cogliere le risorse morali che si annidano in persone poco efficienti, certamente fuori dai canoni estetici televisivi e pubblicitari. La rappresentazione della sessualità dei disabili è un tema delicato come pochi altri: dalla volgarità al pietismo, il cinema è caduto spesso in trappola, qualche volta perfino con le migliori intenzioni. E’ con queste premesse che il Centro Polivalente Icaro, gestito dalla Società della Salute della Lunigiana, nell’ambito dell’annuale rassegna “I..Caro Teatro”, giunta alla sua decima edizione, ha chiesto a due importanti Associazioni del territorio, ANFFAS e A.L.D.I., che si occupano di disabilità, di sposare un’idea progettuale, che ha portato alla realizzazione di una mini rassegna di Cineforum. La proposta è stata accolta anche dal Centro Studi Martha Harris Lunigiana, che, nell’ambito della sua attività psicoanalitica, ha sempre avuto a cuore tutto ciò che riguarda la dimensione interna della persona, dal neonato, all’adolescente, all’adulto. Fondamentale è stato anche il sostegno della cooperativa Cadal, che ha da sempre perseguito l’importante scopo della promozione umana e dell’integrazione sociale dei cittadini, con particolare riferimento ai soggetti socialmente svantaggiati.
Da questa sinergia è nata “Anche Noi” mini rassegna di due pomeriggi di Cineforum sul tema della disabilità, che si svolgerà al Centro Polivalente Icaro il sabato pomeriggio, dalle 17 alle 20, ad ingresso gratuito.
Il primo appuntamento, presentato dall’associazione ANFFAS, sarà sabato 30 gennaio, con la proiezione, seguita da dibattito, di “The Special Need” di Carlo Zoratti, un documentario on the road, che ci narra con semplicità una situazione che molti penserebbero complicata.
Enea, giovane di trent’anni, è una persona speciale e ha un bisogno altrettanto speciale:fare finalmente l’amore. La forma di autismo di cui soffre non gli impedisce di avere un lavoro, dei buoni rapporti con colleghi e amici, ma ciò che lui desidera è una ragazza che sia vera e non di carta, strappata da un giornale. Carlo ed Alex sono i suoi migliori amici e quando si mettono in testa che dovranno fare tutto il possibile per aiutare Enea a trovare finalmente una ragazza, è qui che inizia la loro avventura.
Il primo lungometraggio del regista veneto Carlo Zoratti (che è veramente amico di Enea, fin dai tempi dell’adolescenza) riesce a far sorridere, e, al momento giusto, anche commuovere lo spettatore, narrando, prima di tutto, la storia di una splendida amicizia.
Zoratti riesce a far dimenticare tutte le pesanti informazioni che generalmente si hanno sull'argomento, ci fa lasciare a casa tutti i pregiudizi che questa malattia comporta e ci mostra la vita vera, quella che fa ridere, che fa piangere, che fa andare, andare e sempre andare. Il film ha vinto il premio Golden Dove al Festival tedesco Dok Leipzig con la seguente motivazione: «Era da tanto che un documentario non raccontava la tragedia e la commedia della vita con tutta questa empatia ».
Il secondo appuntamento, presentato da A.L.D.I., si terrà sabato 20 febbraio, con la proiezione, seguita da dibattito, di “Noi siamo Francesco” di Guendalina Zampagni, un film sulla dimensione affettiva delle persone, tutte alle prese con i propri limiti, che spesso sono molto meno evidenti della focomelia di Francesco, ma non per questo esercitano una minor influenza su successi e insuccessi quotidiani.
Francesco è un ragazzo bello e intelligente. La mancanza degli arti superiori non gli impedisce di avere una vita piena, fatta di studio, sport e scorribande con gli amici, sempre pronti a sostenerlo compensando le sue difficoltà. In particolare c’è Stefano, quasi un fratello per Francesco che, con l’entusiasmo tipico dei vent’anni, cerca di scuotere l’amico dalle sue comprensibili insicurezze, cercando di spingerlo ad avere una vita normale, in cui anche l’amore deve avere spazio. Mamma Grazia, invece, vive il problema del figlio con più ansia, annullando la propria vita e gioia privata per dedicarsi anima e corpo alla risoluzione di difficoltà che forse, come il suo psicoterapeuta tenta di farle capire, fanno parte della vita di tutti e innanzitutto della sua.
Ma come si fa a superare l’inevitabile barriera mentale che impedisce di vedere un ragazzo, che non può abbracciare, felice tra le braccia di qualcun altro?
Noi siamo Francesco, al di là di quello che l’apparenza potrebbe suggerire, è un film lontano dalla retorica fatta di finali da fiaba, in cui tutti riescono a vivere felici e contenti. E’ un film che, con leggerezza ed armonia, solleva la tanto dibattuta questione dell’assistenza sessuale, sotto la forma di un aiuto materno, tanto amorevole quanto invadente, ma che in qualche modo, con tutti i suoi pro e contro, rassicura Francesco circa la sua capacità di amare ed essere amato, o perlomeno coccolato e accolto.