Qualche tempo fa avevo definito provocatoriamente la Società della Salute della Lunigiana “un carrozzone che funziona”.
Ora è bene che si sappia che il termine “carrozzone” va affibbiato ad altri enti, non certo alla SdS Lunigiana.
Infatti, nel 2011 non eravamo in deficit, anzi avevamo un attivo di due milioni e 376mila euro, e sono stati il buco dell’Asl n. 1 di Massa Carrara e i tagli subiti dallo Stato centrale a fare sì che attualmente la SdS Lunigiana sia sotto di 311mila euro.
Ci sembra, però, che se raffrontata con altre realtà, questa cifra sia assolutamente sostenibile, ma, purtroppo, pare che la demagogia stia prendendo definitivamente il sopravvento e abbia contagiato, non solo fette consistenti dell’opinione pubblica, ma anche parte del consiglio regionale della Toscana.
Eppure la verità è un’altra, la verità è che le Società della Salute consentono di risparmiare, altro che sprechi, e così è in Lunigiana.
Innanzitutto a beneficiare del nostro lavoro di sostegno alle disabilità, alla non autosufficienza, alle fragilità che attanagliano in misura sempre maggiore le fasce più deboli della popolazione, anziani in primis, sono i Comuni, che sarebbero costretti ad occuparsi del sociale direttamente con la chiusura delle SdS.
Infatti, proprio a proposito dell’integrazione dei servizi socio – sanitari, nel caso in cui la SdS Lunigiana dovesse chiudere, l’obiettivo dell’integrazione andrebbe perduto e i costi lieviterebbero con il ritorno della gestione dei servizi sociali in carico ai Comuni.
Quindi, integrazione significa risparmio.
Il problema, però, è che la macchina della propaganda lavora incessantemente e non vorremmo essere diventati una sorta di agnello da sacrificare sull’altare delle ambizioni politiche di qualcuno.
Inoltre, la mia carica di presidente è a costo zero, mentre il direttore, ingiustamente nel mirino, è stipendiato dall’Asl e, non avendo il doppio incarico, non costa un solo euro in più.
E visto che ho fatto cenno ai tagli subiti, è giusto elencarli tutti, per fare capire in che situazione ci troviamo: 660mila euro in meno dal fondo sulla montanità e totale azzeramento del fondo sanitario nazionale, che ci garantiva ben 800mila euro; a queste cifre vanno poi aggiunti un milione e 700mila euro già accantonati e cancellati in conseguenza del buco milionario dell’Asl.
Nonostante questi tagli, abbiamo attivato nuovi servizi per un totale di un milione e 308mila euro: centro per anziani di Pognana di Fivizzano; apertura Rsa e casa famiglia per pazienti affetti da patologie psichiche di Bagnone; cure intermedie; modulo stati vegetativi alla Rsa di Pontremoli.
Confidiamo, quindi, nel presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, augurandoci che non voglia rinnegare le SdS, visto che è stato proprio lui, quando era assessore regionale alla sanità, a volere con forza la creazione di un ente fra i più innovativi, che persegue e ha realizzato l’integrazione dei servizi sociali con i servizi sanitari sul territorio.
Ma non c’è solo questo.
C’è il fatto che con la chiusura delle SdS, le famiglie che hanno un anziano non autosufficiente o un disabile in casa si troverebbero in grosse difficoltà e dal punto di vista occupazionale il disastro è assicurato.
Infine, non voglio polemizzare con l’assessore al sociale del Comune di Carrara, ma viste le sue dichiarazioni, evidentemente non sa bene come funziona e che cos’è la Società della Salute.
Aulla, 20 ottobre 2012
Il Presidente della SdS Lunigiana
Riccardo Varese